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Poesie di Fabrice Farre
dal libro Implore / Implora, con traduzione e commento di Raffaele Gatta (dicembre 2024)
Fabrice Farre è nato presso Lione, a Saint-Etienne, nel 1966. Sin dal 2012, Farre ha all’attivo venti raccolte di poesia, pubblicazioni su più di cento riviste letterarie, tra cui quelle specializzate come Europe, Place de la Sorbonne, Alkemie, Conférence, Souffles. Qui prendiamo in raccolta alcuni testi tratti da Implore (Implora), libro pubblicato da Bruno Guattari Éditeur nel luglio 2020.
Parlando della poesia di Fabrice Farre, non possiamo sorvolare sul linguaggio metapoetico che contraddistingue i suoi versi. Le espressioni, i termini, rimandano a molteplici significati. Ogni singola parola diviene preziosa, come diceva Heidegger quando parlava di Poesia, poiché solo il linguaggio della poesia è Casa dell’Essere. E, in questo senso, Farre compie perfettamente questa scelta operazione, attraverso una ricerca precisa della parola. Anche la punteggiatura diviene superflua. Potremmo dire che ogni parola in Farre è già di per sé un verso poetico. Ogni parola dice quel TUTTO. Per questo motivo i versi che qui leggiamo diventano innumerevoli e non brevi come potrebbero sembrare. La metapoesia della sua parola va “oltre” le immagini fisiche e nostalgiche, scava altri apparati mentali e il “luogo” supera l’esistenza umana. Proprio i luoghi fisici, descritti da Farre, padroneggiano la scena, perché il luogo è parte spirituale e fondante dell’essere umano e dei suoi ricordi, non soltanto la presenza umanistica oggettiva.
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